Letta addio, ecco Matteo Renzi emblema dell’anomalia italiana

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RENZI-LETTADi Salvo Barbagallo

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Può un uomo far cadere un Governo? In tempi di tirannia certamente, in tempi dove (almeno apparentemente) regna la democrazia il discorso dovrebbe suonare come una bestemmia. La realtà propone ogni giorno interrogativi e dubbi che dovrebbero essere sciolti con una volontà comune, se parliamo di norme che regolano la vita di un Paese. Pirandello continua a dare lezioni: “Così è, se vi pare”, e pertanto non c’è da stupirsi se un “politico” (Renzi) che riveste già una carica pubblica (sindaco di una splendida città), segretario di un partito che affonda le radici nel proletariato (il PD), ha la capacità di far crollare con metodi poco ortodossi un Governo. Un Governo evidentemente debole se ad una spallata, più o meno brusca, cede e il premier (Letta, dello stesso partito dello scardinatore, sempre il PD, quel partito che ha dimenticato le sue origini comuniste) si vede costretto a dimettersi. Non c’è da stupirsi, il tutto rientra nella normalità di una Italia che da tempo ha perso il senso dell’orientamento e che usa la spregiudicatezza come metodo per cancellare gli avversari.

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Ieri  (giovedì) in una approfondita analisi in apertura di prima pagina sul “Corriere della Sera”, Ernesto Galli Della Loggia sottolineava le “anomalie” che vive il nostro Paese in questo momento storico facendo notare che normalmente “si diventa capi di Governo dopo aver vinto le elezioni”, evidenziando che in Italia per fare ciò “basta vincere le primarie del PD”. E’ un’amara constatazione, ma è la “semplice” verità. Oggi Enrico Letta rassegna le dimissioni da premier nelle mani del Capo dello Stato Giorgio Napolitano e Renzi sarà incoronato nuovo premier in nome della decisione del suo partito, proprio con quelle modalità che lui stesso in precedenza aveva condannato.

Tante le considerazioni che questa (permettetelo di affermarlo con umiltà, amarezza e quant’altro vogliate aggiungere) “squallida” vicenda inevitabilmente provoca. Considerazioni che non intendiamo esprimere per non essere accusati di facile retorica. Preferiamo rimandare allo scritto di Ernesto Galli della Loggia quando ricorda che “Renzi dovrà governare senza l’appoggio manifesto di alcun <<Paese reale>>…”. Noi aggiungiamo che il “Paese reale” viene tenuto puntualmente fuori dalle decisioni che lo riguardano. Decisioni che vengono prese ora da questa, ora da quella “Nomenklatura” di turno che nessuno sta a sindacare, nessuno ha la forza di osteggiare. E se nessuno ha voglia di reagire a questo stato di cose, forse vuol dire che il “Paese reale” ha quello che si merita.

Così è, se vi pare…

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